Lombalgia e sciatalgia si riferiscono a due condizioni molto frequenti che causano la presenza di dolore alla schiena, alla zona lombare e alle gambe.
Chi soffre di una di queste patologie può avere difficoltà nello svolgere anche le attività più semplici, come sedersi, salire le scale o anche camminare.
Una volta che la lombalgia o la sciatalgia sono presenti, è necessaria un’osservazione clinica approfondita per diagnosticare l’esatta causa del dolore e il trattamento più idoneo. Nonostante questo, esistono alcune indicazioni di base per prevenirle e dei sintomi iniziali che non bisogna sottovalutare.
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Cos’è la lombalgia
Con il termine “lombalgia” ci si riferisce a quella condizione in cui si soffre di male alla schiena. In modo particolare, la lombalgia interessa la parte inferiore del rachide: la zona lombare.
I sintomi
Nella maggioranza dei casi, chi ne soffre lamenta un fastidio che parte dalle vertebre centrali per arrivare all’area sacrale. Il fastidio può diventare dolore se si rimane seduti o in piedi per un periodo di tempo prolungato. Oppure, altre difficoltà riguardano l’incapacità di stare in piedi dritti e non piegati, i movimenti necessari per alzarsi in piedi o sedersi e anche solo il camminare.
Quando i sintomi si estendono alle gambe, la problematica può riguardare il nervo sciatico. In questo caso, si parla di lombosciatalgia.
Tipi di lombalgia
In modo similare alla cervicalgia, in base al tipo di sintomi e alla loro durata nel tempo, è possibile oggi classificare i diversi tipi di lombalgia:
- Acuta: la lombalgia acuta è caratterizzata da un dolore che dura mediamente da qualche giorno a qualche settimana. Ciò che la contraddistingue dalle tipologie più severe è la sua comparsa come risposta naturale dell’organismo a danni a tessuti o muscoli. Quando si ha lombalgia acuta, il dolore assume il suo massimo qualche giorno dopo l’infortunio ma gradualmente migliora da solo, fino a sparire del tutto.
- Subacuta: la lombalgia subacuta rappresenta una condizione più critica della precedente poiché dura mediamente da uno fino a tre mesi. Questa variante può limitare anche le attività quotidiane più semplici come camminare, sedersi o dormire. Per questo, affinché si risolva in modo appropriato, è consigliato seguire un percorso di fisioterapia.
- Cronica: si parla di lombalgia cronica quando il dolore perdura oltre i tre mesi. Essa limita fortemente le attività della nostra vita ed è causata da un dolore che non si risolve nel tempo. Per poter guarire dalla lombalgia cronica, sono necessari esami approfonditi e seguire una riabilitazione medica.
Cause della lombalgia
Moltissime persone al giorno d’oggi lamentano sintomi riferibili alla lombalgia. Le cause che portano a lombalgia possono essere di natura varia. Consideriamo le principali:
- Sedentarietà e mancanza di attività fisica
- Mantenimento di una posizione scorretta per un tempo prolungato sia da seduti che in piedi
- Sollevamento di pesi eccessivi e frequenti nel tempo
- Effetto fisiologico di patologie corporee come artrite, piedi piatti, alluce valgo, ernia al disco vertebrale e così via.
- Conseguenza di condizioni unicamente femminili come gravidanza, ciclo mestruale o cisti alle ovaie.
Rimedi: CANALI POSTURAL METHOD
Con il Metodo Canali si lavora sull’origine del problema.
Attraverso una valutazione iniziale del soggetto, elaborata con specifici test, è possibile comprendere la vera causa del dolore presente sulla schiena. La lombalgia è un dolore comune sofferto da molti. E’ un dolore in cui i veri protagonisti sono la rigidità dei muscoli del corpo che creano dei carichi intrinseci e quindi creano a loro volta delle compressioni articolari a livello del rachide, e l’attivazione e stabilizzazione dell’addominale. Il lavoro sarà alleviare tutta la tensione presente nei muscoli (nel caso della lombalgia- i muscoli target sono gli ischiocurali), quindi porre maggior attenzione su esercizi di allungamento, di attivazione dei baricentri tecnici (muscolatura addominale- muscoli ischio-crurali- muscolatura che fissa la scapola nell’azione del cingolo scapolo-omerale), e di stabilizzazione addominale. E’ importante che il lavoro sia proiettato sull’estensione dell’anca perché di fatto il carico dei muscoli che destabilizzano il rachide si oppongono a questa estensione (perché essendo rigidi creano un carico all’interno dell’anca) con il risultato di andare a creare delle forti tensioni muscolari con il rischio di di consolidare delle problematiche a livello del rachide vertebrale, e quindi di accentuare una lombalgia.
Cos’è la sciatalgia
La “sciatalgia”, detta anche “sciatica”, è una condizione simile alla lombalgia ma interessa anche la gamba. Infatti, il nome della patologia è un chiaro riferimento al nervo sciatico, il più lungo del nostro organismo che si estende dall’area sacrale fino alle gambe.
I sintomi
I sintomi principali della condizione in esame si manifestano con un fastidio o dolore esteso dall’area lombare fino alla parte posteriore della gamba. Questa sensazione influisce anche sulla sensibilità delle gambe e dei muscoli.
Rimedi: CANALI POSTURAL METHOD
In seguito alla compressione del nervo sciatico, potrebbe anche esserci un’ ernia al disco: questo è causato da scorrette posizioni ottenute nel corso degli anni (es. un tempo prolungato nella posizione seduta scorretta consolida l’atteggiamento di un bacino retroverso che a sua volta crea la condizione di sciatalgia) con la “colpevolezza” di non aver mai eseguito un adeguato allungamento dei muscoli del corpo. Parliamo di allungamento passivo e soprattutto attivo. Con il metodo Canali ci si sofferma sull’allungamento attivo, in cui ogni distretto muscolare è rapportato all’attivazione addominale. Nel caso della sciatalgia basterebbe eseguire un percorso di rinforzo del muscolo addominale, lavorando in eccentrica, e con assolutamente annessa l’estensione dell’anca. La sciatalgia nasce quando il bacino è in retroversione perché gli ischiocrurali sono talmente rigidi che creano un carico all’interno dell’anca, e questo si manifesta come primo compenso sull’anca, quindi l’obiettivo primario è eseguire la fase di estensione dell’articolazione coxo-femorale. Di seguito riportiamo un esempio pratico: si posizionerà il soggetto in atteggiamento di corpo teso, con un rialzo al di sotto della zona sacrale (per favorire l’estensione dell’anca) e con una chiusura della gabbia toracica per favorire l’attivazione addominale. Egli sarà in grado di ottenere un sollievo del dolore del 70% circa, Questo perché alleviando la compressione articolare estendendo l’anca, subentra il distanziamento dal problema consolidato dell’anca in flessione e della retroversione semplice del bacino causato da forti tensioni muscolari, ovvero da una grande rigidità muscolare.